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FAQ per il traduttore freelance

By Maria Antonietta Ricagno | Published  09/24/2009 | Getting Established | Recommendation:RateSecARateSecIRateSecIRateSecIRateSecI
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Quicklink: http://hrv.proz.com/doc/2684
Author:
Maria Antonietta Ricagno
Španjolska
engleski na talijanski translator
 
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1. Come faccio a capire se sono predisposto per una professione da freelance?

Domanda fondamentale, ma per rispondere alla quale occorre almeno prima provare a lavorare da freelance.
Visto che la maggior parte delle persone che si avvicina a questa professione è ancora priva dell’esperienza necessaria ad averne una visione realistica, provate a rispondere alle seguenti domande:
Vi piace alzarvi tutte le mattine alla stessa ora, uscire alla stessa ora, andare a lavorare nello stesso posto, vedere le stesse persone e di conseguenza instaurare delle routine nel corso degli anni?
Vi piace poter scegliere se lavorare il sabato e invece andare a fare shopping il lunedì organizzando autonomamente i tempi della vostra vita?
Vi sentite più sicuri lavorando con altre persone e alle dipendenze di un dirigente? Oppure prendere decisioni autonome non vi crea alcuna insicurezza?
Siete disposti a ‘sacrificare’ del tempo (specialmente all’inizio) in attività di promozione, marketing, formazione ecc.?
Vi spaventa l’idea che tutto dipenda da come svolgete non solo il lavoro di traduzione vero e proprio, ma anche dalla vostra capacità di instaurare rapporti diretti con i clienti?
Siete consapevoli che chi lavora come freelance, se prende la sua professione seriamente, deve essere dotato di un senso di responsabilità notevole?
Bene, a prescindere dalle vostre risposte, occorre tener presente che se è vero che essere autonomi sottintende una capacità di auto-organizzazione notevole, è anche vero che le soddisfazioni e i frutti del proprio lavoro si vedono. Insomma, il traduttore freelance non vive in una ‘valle di lacrime’!

2. Se ho già un’attività, posso comunque fare il traduttore freelance?

A questa domanda penso non esista una risposta univoca; in ogni caso, la mia risposta è condizionata dalla mia percezione della professione.
Conosco persone che insegnano e a volte traducono. Naturalmente, è ovvio che se una persona lavora 8 ore in un ufficio o altrove, non può pretendere di tornare a casa la sera, mettersi davanti al PC e affrontare un manuale di un apparecchiatura medicale.
È altrettanto ovvio che una persona già impegnata con un altro lavoro non ha le forze fisiche né le motivazioni professionali necessarie a svolgere tutte le attività collaterali alla traduzione (marketing, formazione ecc.). E ciò, non volendo prendere in considerazione la vita privata: dovrà pur esistere una fetta di giornata da dedicare alle altre attività diverse dal lavoro!
Da quanto detto, la mia opinione è che per fare seriamente il traduttore freelance occorra dedicarvisi con passione, avere molta organizzazione, capacità decisionale, desiderio di migliorare continuamente e un po’ di intuito che consenta di fare le cose giuste al momento giusto (o perlomeno di non prendere troppe decisioni sbagliate).

3. Come faccio ad intraprendere la professione di traduttore?

Innanzitutto, occorre conoscere almeno una lingua straniera a livello approfondito e avere un'ottima conoscenza della propria lingua madre. Inoltre, è molto utile aver seguito qualche stage o corso di formazione specifico di traduzione o qualche master settoriale. Sono i benvenuti, naturalmente, anche i soggiorni all’estero.

4. Non ho una laurea in Lingue o in traduzione. Posso ugualmente intraprendere la professione di traduttore?

Certo (v.di risposta alla domanda precedente). Alcune persone sono bilingue perché magari sono vissute in un ambiente bilingue, hanno studiato in due paesi diversi, hanno comunque una formazione accademica che consente loro di tradurre agevolmente in/da un’altra lingua. Altre, hanno una formazione tecnica (ingegneri, veterinari ecc.) e conoscono bene ad esempio l’inglese, quindi sono nella posizione migliore per occuparsi di traduzioni tecniche settoriali da/in quella lingua specifica.
Questo non significa naturalmente che chiunque possa improvvisarsi traduttore (v.di risposta alla domanda successiva).

5. Ho appena ottenuto una Laurea in lingue/Diploma di traduzione. Sono in grado di tradurre?

Occorre distinguere tra i due tipi di formazione.
La laurea in lingue offre un ottimo punto di partenza perché durante il corso di studi sono state approfondite materie quali Glottologia, Linguistica e Filologia che sono di molto aiuto nella comprensione delle strutture linguistiche profonde. Però (e parlo per esperienza diretta), avere una laurea in lingue straniere non significa automaticamente essere in grado di tradurre bene.
Personalmente, ricordo pagine e pagine di traduzioni eseguite durante gli anni di università, ma si trattava esclusivamente, e naturalmente, di traduzioni di testi poetici e letterari, opere di teatro e molto Shakespeare.
Naturalmente, è un esercizio ottimo, ma se un aspirante traduttore desidera avere anche delle nozioni tecniche su come affrontare la traduzione di un testo, quel tipo di lavoro, da solo, non può essere considerato esaustivo.
D’altro canto, un diploma in traduzione offre sia lo studio della lingua sia le basi tecniche per affrontare le traduzioni, cioè nozioni di traduttologia. Però, non è in grado di fornire conoscenze più ampie di linguistica e filologia che sono sicuramente di aiuto.
La soluzione ottimale sarebbe quella di avere una laurea in lingue straniere e poi frequentare dei master specifici di traduzione, indirizzandosi verso quelli più confacenti alle proprie inclinazioni. In tal modo, si integrano le conoscenze.
Alla base di tutto, sarebbe anche utilissimo conoscere latino e greco. Obbligatorio per un traduttore è essere curioso di tutto e assorbire conoscenze come una spugna! Dopo qualche anno da traduttore, si diventa automaticamente ‘professionalmente deformati’: si colgono errori dappertutto, si notano le più piccole distrazioni.

6. Quali sono i primi passi da compiere per entrare nel mondo della traduzione?

Data per scontata la conoscenza di almeno una lingua straniera, occorre fare un po’ di pratica. Per fare ciò, esistono vari modi: rivolgersi ad agenzie di traduzione o traduttori che abbiano già acquisito esperienza e siano disposti a fare un po’ di tutoring. Molte delle persone che negli anni scorsi si sono rivolte a me per avere qualche consiglio, hanno poi fatto un po’ di pratica e collaborato con me in occasione di lavori specifici. Questo ha consentito loro di intraprendere autonomamente la professione e alcuni di essi sono tuttora miei collaboratori.
Se si parte davvero da zero, non consiglio di realizzare da subito traduzioni per clienti diretti, ad esempio una piccola fabbrica che ha bisogno di tradurre un manualetto o un contratto, perché non si ha la possibilità di far supervisionare il proprio lavoro prima di consegnarlo al cliente. Quest’ultimo spesso non ha la possibilità, il tempo o la capacità di rendersi conto dell’esattezza del lavoro, pertanto si rischia di consegnare un lavoro con errori o imprecisioni (che non depone a favore del traduttore principiante che intenda sviluppare la sua carriera).
Se, invece, si dispone di un traduttore esperto in grado di visionare il lavoro prima della consegna, avvaletevi di questa opportunità che vi consente sia di consegnare un lavoro ben fatto sia di apprendere dai vostri errori e in tal modo farne tesoro.

7. Non ho ancora la Partita IVA. Come posso fatturare i lavori che realizzo?

Quando si sta intraprendendo la professione, e nonostante siate decisi a diventare dei traduttori professionisti, all’inizio non conviene chiedere subito la Partita IVA alla Camera di Commercio. Questo per un motivo pratico molto semplice: non si ha ancora una quantità di clienti tale da giustificare le spese in cui si incorre una volta in possesso della Partita IVA (occorre un commercialista, pagare l’IVA e varie altre cose).
Per fatturare i primi lavori è sufficiente emettere delle ricevute con ritenuta d’acconto come lavoro occasionale. Naturalmente, per tutte le questioni fiscali, è sempre consigliabile sentire il parere di un commercialista.

8. In che modo posso contattare le agenzie di traduzione?

Innanzitutto, occorre preparare un Curriculum Vitae dettagliato, ma non prolisso (nessuno ha voglia di leggere pagine e pagine di CV!), in cui devono comparire:
i dati personali,
la/e lingue di lavoro in ordine di importanza, i settori lavorativi (letterario o tecnico e relative specializzazioni)
le conoscenze informatiche e la citazione dei programmi/CAT tool utilizzati
le esperienze lavorative già acquisite (tralasciando quelle non pertinenti: all’agenzia di traduzioni non importa se avete fatto la baby-sitter o il barman, a meno che non l’abbiate fatto all’estero e per un periodo di tempo considerevole)
eventuali referenze (essendovi prima accertati di avere il consenso per divulgare nomi e dettagli di contatto dei referenti).

Subito dopo, occorre procurarsi dei database di agenzie di traduzione italiane ed estere ed esaminarli andando a visitare i loro siti web ed eliminando tutte quelle che trattano lingue o settori non di vostra pertinenza: se traduco solo testi medici dall’inglese, non contatterò certo un’agenzia lituana che si occupa di testi commerciali e legali!
Database di questo tipo sono disponibili ad esempio su Go Translators.
Poi, occorre preparare una email con una breve presentazione. Dovrà essere una email generica, ma non troppo impersonale, in modo da non dare l’impressione di rivolgersi a tutti allo stesso modo, insomma che non sia una email di massa. Basterà personalizzarla di volta in volta con il nome della persona a cui è indirizzata, citando il sito web dell’agenzia in questione e adattandola al destinatario.

9. È necessario avere un sito web?

Certo. Avere un sito web aiuta a promuovere la propria immagine e, se ben strutturato, fornisce al potenziale cliente un primo ‘aggancio’ per potervi contattare. Non occorre avere un sito web complicato o costoso, è sufficiente avere un mini-sito dal quale il potenziale cliente possa ricavare una buona immagine del traduttore.

10. Un traduttore deve essere iscritto ad una associazione di categoria?

Esistono molte associazioni di categoria (io, ad esempio, sono iscritta a IOL, ITI, ASETRAD oltre che al Dip. di traduttori e interpreti della Camera di Commercio di Torino). Di sicuro sono utili come referenti professionali e per tenersi aggiornati sul mondo della traduzione, sugli incontri e sulle conferenze, oltre che sui software per traduttori (sulle riviste che ricevo da IOL e ITI sono sempre presenti interessanti recensioni su programmi software testati da altri traduttori e non di rado ho trovato delle applicazioni molto utili).
Inoltre, molti clienti esteri che conoscono l’esistenza di tali enti, come l’ATA e molti altri negli Stati Uniti o in Sud America, cercano i loro traduttori negli albi delle associazioni. Io personalmente sono stata contattata da alcuni clienti che mi hanno trovata proprio nelle liste di IOL o ITI.

11. A cosa serve un’assicurazione professionale?

Un traduttore che desideri strutturare la propria professione in modo serio e allo stesso tempo garantirsi da ogni eventualità futura, dovrebbe prendere in considerazione la sottoscrizione di un’assicurazione professionale. Associazioni come IOL e ITI offrono delle convenzioni abbastanza vantaggiose con compagnie assicurative inglesi (la mia assicurazione professionale prevede un pagamento annuale affatto oneroso).
Nel settore della traduzione tecnica, è molto facile incorrere in errori proprio per la natura dei testi da tradurre: i manuali di uso e manutenzione, ad esempio, contengono una percentuale molto alta di ripetizioni e frasi ricorrenti (ma attenzione, non esattamente uguali) che possono indurre in errore, specialmente se si rilegge il testo quando ormai si è stanchi. A volte, è sufficiente scambiare un ‘senso orario ‘ con un ‘senso antiorario’ per provocare potenziali disastri. Quindi, come si suol dire, ‘better safe than sorry’.
12. Qual è il software indispensabile per lavorare come traduttore?

Ovviamente, più conoscenze informatiche si possiedono, meglio è. Tuttavia, specialmente appena terminata l’Università e senza aver avuto occasione di venire a conoscenza dei programmi software specifici usati dai traduttori, è difficile avere le idee chiare.
Naturalmente, per iniziare è indispensabile un buon PC e una connessione Internet, preferibilmente ADSL: poiché il traduttore freelance lavora molto spesso da casa, deve avere la possibilità di collegarsi in tempo reale con i clienti/potenziali clienti. Mai come in questo caso vale il detto secondo cui ‘il tempo è denaro’: spesso una risposta data in ritardo è causa della perdita di una buona occasione di lavoro.
Molti avranno sentito parlare di Trados Workbench o di SDLX (di recente le due società si sono fuse). Ebbene, Trados è uno dei programmi praticamente diventati ‘obbligatori’ e causa frequente di discrimine tra i traduttori.
Si tratta di un programma non proprio economico, il cui costo tuttavia si ammortizza con un paio di lavoretti ‘corposi’ e rappresenta un investimento futuro. Ho iniziato ad usare Trados nel 1996, e ho acquistato la mia prima versione (Trados 3.0) nel 2000. Da allora, ho installato solo gli aggiornamenti, che non sono molto costosi.
Vi sono poi vari programmi che consentono di conteggiare le parole/frasi/righe/pagine dei testi da tradurre, compilare fatture con l’anagrafica dei clienti già inserita automaticamente, convertire file da un formato all’altro, elaborare testi HTML, dividere in varie parti file enormi e poi unirli nuovamente dopo la traduzione ecc. Questo è il lato che personalmente trovo divertente: scoprire, provare e imparare nuovi programmi!
Ho iniziato e lavorato per molti anni in ambiente Windows, per poi passare a Linux Ubuntu, con vantaggi prestazionali eccellenti. Trados è incompatibile con Linux, ma Wordfast no! Esistono infatti versioni di quest’ultimo per Linux e per Mac.

13. Come faccio a stabilire le tariffe di traduzione?

Le tariffe sono quelle che stabilisce il mercato. Vi sono vari siti dai quali trarre queste informazioni, ma spesso è più utile confrontarsi con altri colleghi e fare dei piccoli ‘sondaggi’ che consentono spesso di vedere quali siano le differenze di tariffa da una zona all’altra.
Le tariffe praticate in Italia sono relativamente basse, e dipendono anche dal settore di traduzione scelto. Il fatto che non esista un albo nazionale dei traduttori non ci consente di avere un tariffario riconosciuto, pertanto occorre aggiornarsi continuamente.

Queste FAQ sono un work in progress, pertanto sono benvenuti eventuali spunti, notazioni e domande aggiuntive.




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